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22/11/2007
MCEWAN DIFENDE MARTIN AMIS
MCEWAN DIFENDE MARTIN AMIS
Una lettere al "Guardian"

È razzismo criticare una religione, per esempio l´Islam? No, risponde lo scrittore Ian McEwan, in una lettera al Guardian di Londra, intervenendo in difesa del suo collega Martin Amis e più in generale sul dibattito tra rispetto della fede e diritto di critica. Tutto è cominciato con una serie di dichiarazioni di Amis contro il terrorismo di matrice islamica e l´estremismo in nome di Allah, che gli hanno valso l´accusa di "islamofobia" da parte di Terry Eagleton, docente di letteratura alla Manchester University.
Amis ha replicato che non si sente un nemico dell´Islam, ma che intende denunciarne quelli che giudica aspetti assurdi, sbagliati o riprovevoli. La polemica è ripresa sulle pagine del Guardian quando un altro romanziere, Roman Bennett, ha definito le idee di Amis sull´Islam come "razzismo". Sempre sullo stesso quotidiano è intervenuto a questo punto, in difesa di Amis, il columnist Christopher Hitchens, autore di un recente libro sull´ateismo, e nella rubrica delle lettere è apparsa l´opinione di McEwan, il cui ultimo romanzo, Chesil Beach, è appena uscito anche in Italia.
«Conosco Martin Amis da 35 anni e so che non è un razzista», scrive McEwan. «Una religione è un sistema di pensiero. Poiché l´Islam, come il Cristianesimo, fa affermazioni specifiche, stravaganti e sopranaturali sullo stato del mondo, dovrebbe essere lecito, in una società libera, criticarle. Bollare di islamofobia o razzismo chi fa questo è un vecchio trucco, usato dagli estremisti di destra e di sinistra per impedire la discussione. Settant´anni fa, chi criticava l´Urss era chiamato fascista. Lo stesso spirito prevale oggi nei confronti dell´Islam. Molto di ciò che passa per guida morale nella Bibbia appare a me moralmente ripugnante. Voglio sentirmi libero di dirlo, così come voglio sentirmi libero di dire quel che penso su concetti dell´Islam che giudico altamente discutibili».

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